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Siccità Romana

Siccità Romana

La situazione dell’abbassamento del livello delle acque del Lago di Bracciano e la polemica sul prelievo di ACEA nascono ben prima della siccità che Roma e tutta Italia sta subendo.
L’aggravamento determinato dalla situazione climatica e del contemporaneo periodo di vacanze ha reso però il paesaggio paradossale, mostrando l’adattamento dell’essere umano a contatto diretto con la calamità.
Certo non parliamo di esondazioni e di uragani, ma del lento (si fa per dire, 1 metro e 70 sotto il livello “normale”) ritirarsi delle acque del lago dalle sponde originarie. I bagnanti, prima confinati nelle esigue spiaggette del lago, hanno ora a disposizione un bagnasciuga di oltre 30 metri. Un terreno rubato al fondo del lago che ora viene usato come luogo di divertimento e di rinfresco, appoggiandoci lettini a pelo d’acqua per prendere il sole e bagnarsi. La nave turistica, prima usata per fare il giro del lago, ora è in secca ed usata come trampolino per i tuffi.
L’essere umano insomma si appropria della catastrofe in maniera “resiliente” per viverla al meglio, incosciente e forse ignaro, ma forse meglio, rassegnato e menefreghista, come se il domani non fosse anche il suo. Ma piuttosto utilizzando questa “nuova spiaggia” come terreno fertile per sterili dispute politiche sulle “colpe” della situazione, senza però fare nulla altro che sfruttare anche lui la situazione.
Una “siccità romana”, anzi forse meglio, una “siccità italiana”