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“L’ultima spiaggia” è il reportage intimo in due tempi di un luogo che, da territorio personale, diventa simbolo di un ideale.
Il luogo è Capocotta, un tempo la riserva naturale del litorale romano.
Negli anni Ottanta l’autore approdò qui per la prima volta: quel giorno ne assaporò subito il senso profondo, provando attrazione mista a timore dell’eccesso. Nel suo immaginario diventò subito il simbolo dell’anticonformismo.


Vent’anni dopo, il ritorno.
Nel 2004 Cametti Aspri trova una Capocotta ridimensionata nei suoi eccessi, ma dall’essenza immutata, per questo vivibile e libera. Inizia così il suo innamoramento e la testimonianza che porterà avanti per oltre 12 anni sino ai nostri giorni.

La prima parte de “L’ultima spiaggia” è la testimonianza visiva di questo ritorno, nella quale l’autore, come un esploratore socio-culturale, trasferisce tutto il suo sentire.
Si susseguono storie immerse nel rumore, elementi costitutivi di un luogo antropologico fatto di tolleranza e civiltà.
In questo spazio sfilavano personaggi surreali ed emblematici: il bagnino Enrico, il piccolo Leonardo, l’imprenditore edile Antonio; la famiglia di Maradona e così via, un’umanità autentica e spogliata delle differenze.
Capocotta diventava un luogo utopico, una sorta di agorà dove i conflitti sociali, politici o economici non erano che un’eco lontana, persa nel rumore del chiacchiericcio e delle onde.

Nel 2016 questa dimensione viene spazzata via, travolta dalla mala politica. Capocotta viene chiusa e l’accesso alla spiaggia viene negato.
Inizia così la seconda parte del racconto: al centro non c’è più l’uomo, ma la sua assenza.
La Comédie humaine svanisce e lascia il posto al catalogo dell’inanimato. La vita resta aggrappata a pochi elementi e figure che servono solo ad accentuare il senso di impotenza e distacco.
La reazione della gente, però, non tarda a venire: azioni sui social media e voci indignate culminano presto in una grande manifestazione, “I love Capocotta” che lo scorso Aprile ha visto oltre duemila persone unite in un abbraccio simbolico. Cametti Aspri, da testimone sensibile di un luogo, passa in prima linea in una battaglia che ha il sapore della riappropriazione, sia di Capocotta da parte della gente, sia di una dimensione umana che sembra perdersi ogni giorno di più.
Così, alla fine del racconto, Capocotta non perde del tutto la sua intrinseca dimensione umana, anzi diventa, nelle immagini dell’autore così come nella realtà, “l’ultima spiaggia” di una battaglia per la civiltà.
2004 Evanescesea - Il Sogno2006-2010 Gente di CapocottaFebbraio 2015 L'Ultima SpiaggiaLuglio 2016 Life is a Beach